Ecco le principali misure previste dal decreto legge approvato il 19 marzo 2021
(Gli articoli sono tratti da IlSole24ore del 20.03.2021)
Aiuti dall’1,7% al 5% della perdita annuale in base alle dimensioni del fatturato Domande online entro 60 giorni. Pagamenti al via dall’8 aprile
Il nuovo criterio guida per il calcolo degli aiuti statali alle partite Iva in difficoltà è il confronto fra il «fatturato medio mensile» del 2020 e quello del 2019. Il testo del decreto intitolato ai «sostegni» conferma il meccanismo anticipato ieri dal Sole 24 Ore. E soprattutto i suoi risultati. In pratica, a ogni partita Iva fino a 10 milioni di euro di fatturato 2019 che l’anno scorso abbia visto ridursi il proprio volume d’affari di almeno il 30% il meccanismo offre un aiuto che potrà andare dall’1,7% del calo annuo del fatturato nel caso dei soggetti più grandi (da 5 a 10 milioni di ricavi 2019) al 5% per i più piccoli (fino a 100mila euro). Il risultato è figlio del criterio pensato dai tecnici del governo per alzare al massimo il parametro percentuale dell’aiuto, riducendo però al minimo la sua base di calcolo. In pratica, ogni operatore economico dovrà mettere a confronto il volume d’affari del 2020 con quello del 2019, dividendo il risultato per i 12 mesi dell’anno. Ottenuta questa base di calcolo, dovrà applicare il criterio percentuale specifico per la sua fascia dimensionale: 60% per i fatturati 2019 fino a 100mila euro, 50% fra 100.001 e 400mila, 40% fino a un milione, 30% fino a 5 milioni e 20% fino a 10 milioni. Qualche esempio aiuta a chiarire il peso dei nuovi «sostegni». Un bar che l’anno scorso abbia visto dimezzate le entrate dagli 80mila euro del 2019 a 30mila riceverà 2.500 euro, cioè il 60% del suo «calo medio mensile» da 4.167 euro (40mila euro divisi per 12 mesi). All’altro capo della scala dimensionale, un’azienda che sia incappata in un crollo di fatturato dai 9 milioni del 2019 a 3 milioni nel 2020 si vedrà riconoscere 100mila euro (cioè il 20% della flessione media mensile da 500mila euro). In media gli aiuti saranno da 3.700 euro, come ha calcolato l’agenzia delle Entrate dividendo gli 11 miliardi del fondo per i tre milioni di destinatari. Cifre che denunciano bene come gli 11 miliardi, pur nella loro rilevanza, diventino leggerissimi di fronte dalla profondità e all’ampiezza della crisi. Come sa bene lo stesso governo che ha già messo in calendario per il mese di aprile un’altra tornata di deficit, destinata con ogni probabilità a superare le ipotesi iniziali intorno ai 15 miliardi, per finanziare nuovi aiuti. Questo sistema è stato ideato anche con l’obiettivo di minimizzare le oscillazioni degli aiuti prodotte dalla stagionalità di molte attività, e dal fatto che soprattutto negli ultimi mesi del 2020 la geografia delle chiusure è stata molto diversa da Regione a Regione. Il parametro della media mensile è in grado di adattarsi a queste variabili, e offre un appiglio anche alle attività economiche che sono nate nel corso del 2019. Per loro, il calcolo andrà sviluppato in relazione alla parte dell’anno in cui erano attive. Per le start up, cioè le imprese nate nel 2020, vale invece il solito criterio che attribuisce un chip minimo di mille euro, 2mila nel caso delle persone giuridiche. A gestire il traffico dei 3 milioni di domande attese sarà la piattaforma telematica predisposta da Sogei per l’agenzia delle Entrate. Le modalità di presentazione delle domande arriveranno con un provvedimento del direttore dell’Agenzia. Atteso a breve, perché il governo conta di far partire i pagamenti dall’8 aprile e di esaudire le richieste entro fine mese. Ma gli interessati avranno 60 giorni per presentare la domanda autocertificando la propria condizione. I controlli saranno solo successivi. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Riscossione Cartelle: addio ai vecchi ruoli fino al 2010
Nel decreto prevista la cancellazione delle vecchie cartelle esattoriali fino a 5mila euro dal 2000 al 2010 (anziché 2015) e solo per chi rientra in un tetto di reddito nel 2019 di 30mila euro. Significa che a scomparire dal magazzino della ex Equitalia saranno 16 milioni di ruoli. Nell’intesa anche una riforma della riscossione. Il decreto sospende anche i pagamenti e le notifiche di nuove cartelle esattoriali fino al 30 aprile
Avvisi bonari con lo sconto sulle sanzioni
Chance di definizione agevolata per gli avvisi bonari da controllo automatico delle dichiarazioni dei redditi e Iva relative ai periodi d’imposta 2017 e 2018. L’adesione comporta la possibilità di evitare il versamento di sanzioni e somme aggiuntive. L’accesso sarà consentito ai titolari di partita Iva (attiva alla data di entrata in vigore del Dl Sostegni) che nel 2020 hanno subito un calo del volume d’affari maggiore del 30% rispetto all’anno precedente.
Lavoro Licenziamenti, il blocco prende due strade
Lo stop gli atti di recesso datoriali per motivi economici proseguirà fino al 30 giugno, per tutti. Dal 1° luglio al 31 ottobre, lo stop ai licenziamenti economici permane solo per le imprese (piccole e del terziario) che utilizzano le nuove 28 settimane di cig Covid-19 e per il settore agricolo (per le aziende che utilizzano la cig “agricola”). Confermate le tre deroghe al divieto: cessazione definitiva dell’impresa; fallimento, accordo collettivo di incentivo all’esodo.
Indennizzi Stagionali, una tantum da 2.400 euro
Un’indennità una tantum da 2.400 euro è riconosciuta ad una vasta platea che comprende dipendenti stagionali, o in somministrazione del turismo e degli stabilimenti termali nel turismo o negli stabilimenti termali; ai dipendenti stagionali e in somministrazione in altri settori; intermittenti; autonomi privi di partita Iva con contratti occasionali; incaricati alle vendite a domicilio; lavoratori dello spettacolo; iscritti fondo pensione lavoratori spettacolo.
Stralcio delle cartelle non per tutti: limite di reddito a 30mila euro Il compromesso. Addio ai vecchi ruoli 2000-2010: cancellati 16 milioni di atti invece di 61.
Riforma riscossione, stop in automatico a pagamenti inesigibili Marco Mobili Gianni Trovati roma Sono servite quasi tre ore di confronto in una riunione preliminare al consiglio dei ministri per sminare il primo, forte scontro interno alla maggioranza che sostiene il governo Draghi. Il tema del contendere, il «condono» delle vecchie cartelle esattoriali, poteva essere esplosivo. Alla fine il compromesso fra le spinte di Lega, Fi ed M5S ad allargare le maglie dello stralcio e l’opposizione di Pd e Leu fissa due limiti al falò degli atti della riscossione. Scompariranno solo le cartelle dal 2000 al 2010 compreso, e non al 2015 come nelle ipotesi precedenti, e solo nel caso in cui i debitori abbiano un reddito 2019 fino a 30mila euro. Questo comporta che a scomparire dal magazzino della ex Equitalia saranno 16 milioni di ruoli, e non 61 milioni. Fuori dal raggio d’azione dello stralcio restano le multe stradali, i pagamenti di danni erariali e i debiti per il recupero di aiuti di Stato. Nell’accordo entra poi anche una riforma a regime per i vecchi crediti, con l’obiettivo di cancellarli in via automatica dal momento in cui, passati cinque anni dall’affidamento all’agente della riscossione, potranno essere etichettati come «inesigibili» se non sono state avviate procedure esecutive o non sono stati imbarcati in definizioni agevolate. Entro la conversione del decreto, il ministro dell’Economia Daniele Franco dovrà presentare al Parlamento una relazione con i criteri guida della riforma. L’addio ai vecchi debiti ha concentrato le polemiche della vigilia, ma non è stato l’unico aspetto travagliato all’interno del capitolo della riscossione. Che contempla anche un nuovo stop fino al 30 aprile alle notifiche delle nuove cartelle, in un’attività ormai soggetta a una sorta di singhiozzo emergenziale. Il Fisco già dal 1° marzo aveva infatti rimesso in moto la macchina. Anche se a basso regime, gli uffici in questi ultimi 20 giorni hanno ripreso a consegnare a imprese e cittadini in debito con il Fisco e con l’Inps sia le cartelle sospese dall’8 marzo del 2020, sia quelle nuove emesse proprio dal 1° marzo. Si profila una roulette delle cartelle, con alcuni contribuenti che si sono visti recapitare la pretesa del Fisco e altri che invece, senza magari saperlo, se la vedono differita a aprile o forse ancora più in là visto che difficilmente lo stato di emergenza terminerà alla fine del mese prossimo. Chi ha avuto la sfortuna di ricevere in questi giorni la busta verde del Fisco si trova nella triste condizione di non potersi far restituire i soldi che ha pagato come interessi, sanzioni e somme aggiuntive. Anche se la sua situazione è del tutto analoga alla maggioranza dei contribuenti, che invece non avendo ricevuto nulla nel periodo finestra potranno aspettare fino a due anni per saldare il conto. Il decreto infatti blinda anche le pretese erariali notificate in questi ultimi 20 giorni prevedendo che sono «fatti salvi gli effetti prodottosi e i rapporti giuridici instauratisi» sulla base degli atti notificati dal 1° marzo scorso e fino alla data di entrata in vigore del decreto (presumibilmente il 22 o 23 marzo). Attenzione, restano allo Stato anche le somme già versate come sanzioni e di interessi di mora. Il nuovo stop fino ad aprile e l’idea di riprendere a regime ridotto (nel 2021 agenzia Entrate Riscossione dovrebbe notificare solo il 56% delle cartelle emesse) diluendo l’invio degli atti nell’arco di due anni, obbliga lo Stato a impegnare nel 2021 1,3 miliardi che, come si legge nella bozza della relazione tecnica, almeno in gran parte (oltre 800 milioni) saranno comunque recuperati nel 2022. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Pace fiscale, doppia proroga per il pagamento delle rate 2020 e 2021 Sulla web tax cambiano a regime le date per versare per la dichiarazione
Il perdurare dell’emergenza Covid cambia in corsa anche il calendario fiscale 2021. Con una serie di interventi in parte già preannunciati da comunicati del ministero dell’Economia nelle scorse settimane, il decreto Sostegni riscrive l’agenda delle prossime scadenze per cittadini, imprese e professionisti. Sul fronte delle cartelle non c’è solo l’ulteriore rinvio dei termini di sospensione di notifiche e versamenti (si veda l’articolo in alto), ma anche la doppia proroga per chi deve pagare le rate 2020 e 2021 di rottamazione-ter e saldo e stralcio. Per le quattro rate 2020 che l’ultima proroga aveva spostato al 1° marzo scorso (il termine era in realtà il 28 febbraio ma cadeva di domenica) ci sarà tempo per saldare quanto dovuto ad agenzia delle Entrate-Riscossione (Ader) fino al prossimo 31 luglio. Ma slitta in avanti anche la possibilità di versare le rate in scadenza nel 2021 tra le due sanatorie: le scadenze del 1° marzo, 31 marzo, 31 maggio e 31 luglio potranno essere pagate entro il 30 novembre 2021. In entrambi i casi, si potrà usufruire del margine di tolleranza di cinque giorni: i versamenti che arriveranno con questo ritardo rispetto al nuovo termine fisato saranno considerati validi e non causeranno l’addio dalle definizioni agevolate. Anche la web tax subisce un nuovo differimento. Il primo versamento che, dopo la modifica introdotta nel decreto cartelle di gennaio poi trasposto nella conversione del Milleproroghe, era slittato al 16 marzo ora viene ulteriormente prorogato al 16 maggio mentre il termine ultimo della dichiarazione passa dal 30 aprile al 30 giugno. E la novità nell’ultima versione dello schema di decreto circolato è che il 16 maggio e il 30 giugno diventano rispettivamente anche le due scadenze a regime per la web tax, quindi anche per i prossimi anni. C’è poi il capitolo dedicato alla road map verso la dichiarazione precompilata 2021. Ci saranno 15 giorni in più con la deadline che passa dal 16 al 31 marzo per la certificazione unica: sia per la consegna da parte dei sostituti d’imposta a lavoratori e pensionati sia per l’invio telematico dei dati all’agenzia delle Entrate. A proposito di invii telematici, lo stesso differimento (dal 16 al 31 marzo) è stato concesso ai soggetti chiamati a trasmettere i dati per spese che danno diritto a detrazioni o deduzioni: tra questi gli interessati dalle due settimane in più di tempo ci sono, tra gli altri, banche, assicurazioni, enti previdenziali, amministratori di condominio, università, asili nido. Ulteriore rinvio per il debutto della precompilata Iva per 2,3 milioni tra imprese e autonomi. La partenza dei registri precompilati scatterà dalle operazioni a partire dal 1° luglio 2021, mentre bisognerà attendere il 2023 per la dichiarazione Iva precompilata perché inizieranno ad essere censite le operazioni solo dal 2022. Sul fronte fattura elettronica per venire incontro alle difficoltà manifestate dai professionisti ci saranno tre mesi in più per la conservazione delle e-fatture 2019. Il nuovo termine viene fissato al 10 giugno 2021. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Occupazione suolo pubblico senza tasse fino a giugno Rinvio al 30 aprile per i bilanci preventivi di Comuni e Province
Per ristoratori ed esercizi commerciali in genere arriva il prolungamento al 30 giugno delle esenzioni dalle tasse per l’occupazione del suolo pubblico (ora «canone unico») per ripartire con più spazio e senza costi aggiuntivi quando l’emergenza lo permetterà. L’iter semplificato proseguirà invece fino a dicembre. È questa la novità principale in fatto di tasse locali arrivata ieri dal decreto intitolato ai «sostegni». Che per il resto nelle bozze circolate ieri tacevano a sorpresa su due temi chiave per i conti locali: il rinvio al 30 giugno del termine per deliberare le tariffe sui rifiuti e il rinvio di un anno degli obblighi di accantonamento per chi non è in regola con i tempi di pagamento dei debiti commerciali. Su entrambi i fronti gli incontri della vigilia con il governo erano stati ricchi di aperture. Di conseguenza la sorpresa ha fatto in fretta a trasformarsi in un comunicato in cui il presidente dell’Anci Antonio Decaro ha parlato di «allarme» per alcune «mancanze gravissime». In realtà non è detta l’ultima parola. In particolare sulla Tari, per la quale al ministero dell’Economia è stata preparata una norma che rinvia le decisioni. Ne esistono varie versioni: la principale sposta al 30 giugno i termini per tariffe e piani finanziari, e fissa al 30 aprile la data entro cui le imprese possono comunicare la rinuncia al servizio pubblico per ottenere le esenzioni previste dal decreto legislativo 116/2020 che ha recepito la direttiva europea sull’economia circolare. Ma solo il testo finale del decreto, atteso in Gazzetta Ufficiale lunedì, offrirà certezze. Un’indicazione chiara arriva però su un altro rinvio, quello che sposta al 30 aprile il termine per l’approvazione dei bilanci (come anticipato sul Sole 24 Ore di mercoledì scorso) fissati fin qui al 31 marzo. La bozza contiene una proroga adottata per via legislativa, e scritta con l’idea di anticipare un po’ i tempi di un rinvio che fin qui non è potuto arrivare per la via consueta della Conferenza StatoCittà, che attende la definizione delle deleghe ministeriali per funzionare. Lo stallo potrebbe essere superato in settimana con la registrazione delle deleghe in Corte dei conti, e il rinvio potrebbe rispuntare lì. Un altro slittamento riguarda i questionari sui fabbisogni standard, che gli enti locali dovranno inviare entro il 28 agosto e non più entro il 30 aprile. Sembra un minore: ma per chi sfora i termini è previsto il blocco dei trasferimenti, per cui il rinvio toglie il problema ai molti enti in ritardo. Da sola, in ogni caso, la proroga di un mese dei preventivi serve a poco se non si chiarirà in fretta il quadro. Che, va ricordato, contiene anche molte novità positive per gli enti locali, note ormai da settimane. La principale è rappresentata dal miliardo aggiuntivo (900 milioni per i Comuni, il resto a Città metropolitane e Province) per il fondone Covid nato l’anno scorso per compensare il crollo delle entrate prodotto dalla crisi economica. L’acconto, 220 milioni, dovrebbe essere distribuito giovedì prossimo con decreto del Viminale di concerto con il Mef. Altri 250 milioni interverranno per «ristorare» i Comuni per l’imposta di soggiorno venuta meno con il blocco del turismo. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Doppio binario per cassa Covid e blocco dei licenziamenti Lavoro. Stop ai recessi fino al 30 giugno per tutti, fino al 31 ottobre solo per il terziario che utilizzerà le nuove 28 settimane di Cig d’emergenza e l’agricoltura. Contratti a termine flessibili per tutto il 2021
Per le imprese che utilizzano gli strumenti ordinari, industria ed edilizia, la cassa integrazione Covid-19, gratuita (non si paga il contributo addizionale), si allunga di altre 13 settimane da utilizzare dal 1° aprile al 30 giugno. Dal 1° luglio azzeramento del contatore per la Cigo. Per le aziende oggi coperte da Cig in deroga emergenziale e fondo ordinario la cassa Covid-19 viene prorogata di altre 28 settimane, tra il 1° aprile e il 31 dicembre. Sul piatto vengono messi circa 5 miliardi di euro. Entra anche una prima semplificazione della procedura amministrazione della cig: tutto transiterà attraverso il sistema “UniEmens-Cig”, con il quale si trasmetteranno a Inps tutti i dati necessari al calcolo e alla liquidazione della prestazione. Si mantiene anche il blocco dei licenziamenti economici (nel 2020, secondo gli ultimi dati Inps, ha salvaguardato almeno 250mila persone), che procederà su un doppio binario: lo stop agli atti di recesso datoriali, che in Italia dura ininterrottamente da fine febbraio, si protrae ancora, fino al 30 giugno, per tutti. Dal 1° luglio al 31 ottobre, lo stop ai licenziamenti economici permane solo per le imprese (piccole e del terziario) che utilizzano le nuove 28 settimane di Cig Covid-19 e per il settore agricolo (per le aziende che utilizzano la Cig “agricola”, Cisoa che si allunga di 120 giorni per il periodo compreso tra il 1° aprile e il 31 dicembre). Se infatti le settimane di Cig in deroga si utilizzano tutte in fila si esauriscono a ottobre. Cig d’emergenza. Nell’industria altre 13 settimane Confermate le tre deroghe al divieto di licenziamento: per cessazione definitiva dell’impresa; accordo collettivo aziendale di incentivo all’esodo; fallimento, quando non è previsto l’esercizio provvisorio. La versione finale del decreto Sostegni, approvata ieri in serata dal Cdm, conferma anche il rifinanziamento pari a 400 milioni di euro per il 2021 per il Fondo sociale per occupazione e formazione presso il ministero del Lavoro; risorse che saranno utilizzate soprattutto per le crisi aziendali, accanto alla proroga dell’importo aggiuntivo (10%) della Cigs per il 2021 per i dipendenti Ilva. In tutto, il pacchetto lavoro e povertà (si veda altro articolo) vale circa 8 miliardi di euro. Si tratta di «misure di grande importanza per il lavoro e anche di grande significato per la povertà che è la questione che ci preoccupa e ci deve vedere più attenti nel corso dei prossimi mesi», ha sottolineato, al termine della riunione di governo, il ministro del Lavoro, Andrea Orlando. Si rafforza anche la Naspi, l’indennità di disoccupazione: dall’entrata in vigore del decreto Sostegni e fino al 31 dicembre, è previsto dalle nuove disposizioni, il sussidio potrà essere concesso a prescindere a prescindere dalla sussistenza, in capo al lavoratore, del requisito dei 30 giorni di effettivo impiego nei 12 mesi che precedono l’inizio del periodo di disoccupazione. La relazione tecnica indica in circa 139mila i lavoratori cessati nel 2018 che non hanno potuto ottenere la Naspi, con almeno 13 settimane di contribuzione negli ultimi 4 anni, ma con meno di trenta giornate di lavoro effettivo nei 12 mesi precedenti il licenziamento. Dopo un lungo tira e molla nel decreto Sostegni si conferma anche la nuova deroga al decreto Dignità per rendere più agevoli proroghe e rinnovi dei contratti a termine: con la norma approvata dal governo, fino al 31 dicembre, fermo restando la durata massima complessiva di 24 mesi, sarà possibile per le imprese rinnovare e prorogare per un periodo massimo di 12 mesi e per una sola volta i contratti a tempo determinato. Novità inoltre per partite Iva e indipendenti: arrivano 1,5 miliardi di euro in più sul fondo per l’esonero dei contributi previdenziali previsto dalla scorsa manovra (si sale così a 2,5 miliardi complessivi) dovuti dai lavoratori autonomi e professionisti, che abbiano percepito nel periodo d’imposta 2019 un reddito complessivo non superiore a 50mila euro e abbiano avuto calo di fatturato (o dei corrispettivi) nel 2020 non inferiore al 33 per cento rispetto a quelli 2019 (si veda approfondimento a pagina 24). © RIPRODUZIONE RISERVATA
MISURE ANTI POVERTÀ Reddito di cittadinanza ed emergenza rifinanziati, più facile ricevere la Naspi Indennità di disoccupazione anche senza i 30 giorni di lavoro maturati prima
Dal rifinanziamento del reddito di cittadinanza per far fronte al crescente numero di richiedenti, all’estensione del raggio d’applicazione del reddito d’emergenza che viene rifinanziato per altri tre mesi, ad un allentamento dei criteri per ottenere l’indennità di disoccupazione. È piuttosto nutrito il pacchetto di misure anti povertà nel Dl approvato ieri dal consiglio dei ministri, con l’obiettivo di ridurre l’impatto economico causato dalla riduzione o cessazione di attività per l’emergenza Covid. Iniziamo dall’assegnazione di 1 miliardo per il reddito di cittadinanza, con la novità della sospensione dell’assegno per chi trova il lavoro per sei mesi (alla fine del lavoro non si devono riavviare le pratiche), in chiave di incentivazione all’attivazione dei disoccupati. Vengono prorogati i contratti dei navigator fino alla fine dell’anno, il servizio reso nei centri per l’impiego costituisce un titolo di preferenza nei concorsi pubblici banditi dalle regioni (nonché da enti e agenzie dipendenti dalle medesime). Inoltre con complessivi 1,5 miliardi si finanziano ancora tre mensilità del reddito d’emergenza (marzo, aprile e maggio). Si allentano i requisiti di accesso: cresce la soglia massima per i nuclei familiari che risiedono in abitazione in affitto (aumenta di un dodicesimo del valore annuo del canone di locazione dichiarato ai fini Isee), e il sussidio viene esteso a soggetti che hanno terminato tra il 1 luglio 2020 e il 28 febbraio 2021 l’indennità Naspi e Discoll. L’indennità Naspi fino al 31 dicembre è concessa a prescindere dalla sussistenza del requisito secondo cui, bisogna aver maturato 30 giorni di effettivo lavoro nei 12 mesi che precedono l’inizio del periodo di disoccupazione. Si stima un vantaggio per 139mila lavoratori. Un’indennità onnicomprensiva una tantum da 2.400 euro viene riconosciuta ad un’ampia platea di lavoratori che comprende i dipendenti stagionali del turismo e degli stabilimenti termali il cui rapporto lavoro involontariamente è cessato tra 1 gennaio 2019 e l’entrata vigore del decreto, con almeno 30 giorni di lavoro, e ai lavoratori in somministrazione impiegati da aziende utilizzatrici sempre nel turismo o negli stabilimenti termali (con gli stessi criteri). La platea dei beneficiari comprende i lavoratori autonomi che a causa dell’emergenza covid hanno cessato, ridotto o sospeso l’attività: dipendenti stagionali e in somministrazione in altri settori; intermittenti; autonomi privi di partita Iva non iscritti ad altre forme di previdenza obbligatorie con contratti occasionali; incaricati alle vendite a domicilio con reddito 2019 oltre 5mila euro titolari di partita Iva iscritti alla gestione separata; lavoratori iscritti al fondo spettacolo con almeno 30 contributi giornalieri versati da 1 gennaio 2019 e un reddito non superiore a 7.500 euro; lavoratori iscritti fondo pensione lavoratori spettacolo con un reddito non superiore a 35mila euro. Inoltre con 350 milioni viene finanziata l’indennità per i lavoratori con rapporti di collaborazione presso il Coni, il Cip, le federazioni sportive nazionali, le discipline sportive associate, gli enti di promozione sportiva: i soggetti che nell’anno di imposta 2019 hanno avuto compensi di attività sportiva oltre 10mila euro l’anno ricevono 3.600 euro, chi ha percepito compensi tra 4mila e 10mila euro riceve 2.400 euro, chi ha percepito meno di 4mila euro riceve 1.200 euro. Con 10 milioni si finanzia il ristoro delle anticipazioni sopportate a maggio 2020 dagli enti di previdenza obbligatoria per l’erogazione delle indennità ai professionisti iscritti, per il fondo reddito di ultima istanza. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli tratti da IlSole24ore del 20.03.2021